giovedì 27 maggio 2010

Gente nauseata da anni dei privilegi dei politici - Le auto blu costano ai contribuenti 21 miliardi di euro.

Le auto blu in Italia – si legge nel comunicato dell’ Adico – sono oltre 629 mila. Sommando gli stipendi degli autisti, i rifornimenti di carburante e i pedaggi autostradali di queste auto, secondo l’Associazione dei contribuenti, che ogni anno nel suo studio prende in esame sia le auto di proprietà delle amministrazioni che quelle in leasing, in noleggio operativo e noleggio lungo termine, in carico a Stato, Regioni, Province, Comuni, municipalità , Asl, comunità montane, enti pubblici, enti pubblici non economici, società misto pubblico-private e società per azioni a totale partecipazione pubblica, la spesa annua legata a questo privilegio motorizzato supera i 21 miliardi di euro.
Mentre la Gran Bretagna ha deciso di mandare tutti i suoi politici a lavorare con i mezzi pubblici commenta il presidente dell’ Adico, Carlo Garofolini – E' anche vero che l'Italia del buonismo e della comodità è al primo posto al mondo nella classifica delle macchine di Palazzo. Le auto blu sono infatti 73mila negli Usa, 65mila in Francia, 55mila nel Regno Unito e 54mila in Germania, 44mila in Spagna, 35mila in Giappone, 34mila in Grecia, che ha già i suoi bei problemi che sappiamo, e 23mila in Portogallo, fanalino di coda nella top ten.

giovedì 20 maggio 2010

Cosa succede a chi non riesce pagare il mutuo?

“Cosa succede, a chi non riesce pagare il mutuo” – è la domanda cui l’ADICO vuole rispondere - tenendo conto le numerose segnalazione che ogni giorno riceve su questo argomento.
Si tratta di un’urgenza
che si fa sentire ogni giorno di più e che potrebbe capitare a tutti non solo a causa della crisi economica, ma anche perché nel corso degli anni ci si potrebbe ammalare, perdere il lavoro o morire – spiega il presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini - e per questi motivi e’ necessario valutare attentamente tutte le eventualità per evitare che circostanze sfavorevoli o impreviste producano pericolosi effetti a catena.
In primis, se ci si accorge che le rate della casa sono troppo alte, conviene andare in banca e chiedere la rinegoziazione, con cui e’ possibile modificare alcune clausole contrattuali, come la durata residuale del rimborso o il tipo di tasso applicato.
Ma se questa operazione ancora non soddisfasse tutte le necessità, si può optare per la surrogazione: si sceglie una nuova banca a cui viene trasferito il contratto di mutuo per l’ammontare del debito residuo e si ridefiniscono le condizioni: la durata, il tipo di tasso di interesse (se fisso o variabile) e lo spread (a quanto ammonta l’interesse). L’operazione e’ totalmente gratuita.
Infine, va ricordato che dallo scorso febbraio e’ partito il Piano famiglie, un’iniziativa promossa dall’Abi e dalle associazioni dei consumatori per aiutare chi e’ in difficoltà. Aderendo – ricordano sempre gli esperti dell’ADICO - si ottiene per 12 mesi la sospensione dei mutui di importo fino a 150mila euro accesi per l’acquisto, costruzione o ristrutturazione dell’abitazione principale. Possono fruire dell’agevolazione i clienti (anche in ritardo nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi) con un reddito imponibile fino a 40mila euro che abbiano subito o subiscano nel biennio 2009 e 2010 eventi particolarmente negativi (morte, perdita dell’occupazione, insorgenza di condizioni di non autosufficienza, cassa integrazione).

Ecco come funzionerà il nuovo redditometro

Mentre consumi e stipendi sono fermi al palo tra crisi sociale e ristagno economico – fanno sapere dall’ADICO – come e’ possibile che 97mila contribuenti nel 2007 hanno acquistato una macchina che vale il doppio rispetto al reddito che hanno dichiarato?
Una situazione – a detta del presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – che si spiega dal fatto che l’evasione fiscale in Italia ha raggiunto livelli troppo elevati, e che allo Stato costa oltre 200 miliardi di euro di base imponibile e 100 miliardi di euro di gettito in meno; un quinto del prodotto interno lordo.
Allo scopo di arginare il fenomeno dell’evasione, il Fisco sta, elaborando un nuovo modello di redditometro, in grado di rilevare facilmente se le entrate dichiarate dal contribuente corrispondano al tenore di vita reale e che dovrebbe essere messo in funziona entro l’estate.
Le novità principali allo studio sono di due tipi: il metodo utilizzato per individuare il campione e le nuove voci di spesa inserite nel redditometro.
Il nuovo modello – spiega il presidente dell’ADICO, - partirà dalle famiglie, tenendo conto delle diversità territoriali, e guarderà alla composizione del nucleo: verrà considerato il numero e l’età dei componenti, risalendo al loro reddito, al possesso di case e a tutte le spese che concorrono alla quotidianità.
In particolare, verranno considerate le spese per l’affitto, il mutuo o la ristrutturazione e i consumi per energia e gas. Ma sotto la lente delle Entrate finiranno anche i mezzi di trasporto quali le auto, i classici natanti di lusso, i motocicli e le mini-car.Altre voci che incideranno al calcolo del reddito saranno uscite come quelle relative ai viaggi, l’iscrizione a centri ippici e centri benessere, l’associazione a circoli esclusivi e gli acquisti presso case d’asta. Anche l’iscrizione dei figli alle scuole private e i contributi per i collaboratori domestici potranno diventare l’indicatore di un reddito alto.
Incrociando, cosi tutti questi dati con le dichiarazioni dei redditi – precisano dall’ADICO – se risulterà che le spese sostenute saranno per il 25% superiori al reddito denunciato, il Fisco farà scattare un controllo.

Un vitalizio per tutti i politici la proposta cè e va avanti...

"Pensione di fine carriera non solo per i parlamentari, si costruisce una legge. Parte dal Pd ma il Pdl è d'accordo".
Perché solo i parlamentari devono godere di un vitalizio? Perché un politico la cui carriera non ha bucato il diaframma comunale, deve restare - a fine mandato – senza più un euro in tasca?
Con questa preoccupazione tre deputati del Partito democratico, Maria Luisa Gnecchi, Oriano Giovannelli e Lucia Condurelli, hanno affrontato la questionedella quiescenza dei politici senza altra passione che la politica. Coloro che, rimanendo esclusi dal consiglio comunale, si troverebbero a spasso, senza un soldo e uno straccio di impiego.
Finora lo Stato si sostituisce al datore di lavoro nella contribuzione previdenziale del dipendente chiamato a rappresentare i cittadini. E paga anche le spese forfettarie dei lavoratori autonomi divenuti assessori o sindaci. Ma chi non ha mai conosciuto un ufficio né una fabbrica, chi si è solo appassionato di politica, e con la politica ha campato per l'intera vita, il destino di un miserabile tramonto verso il nulla è oggi assicurato. Questa preoccupazione ha condotto i tre parlamentari, tutti residenti a nord di Roma (la Gnecchi è di Bolzano, Giovannelli di Urbino, Codurelli di Sondrio) ad avanzare la proposta di legge numero 2875/09. "Per una ragione di equità", hanno scritto nell'unico articolo del testo che sta per essere licenziato dalla commissione Lavoro.
Equità e giustizia. Dare una pensione al sindaco, all'assessore di un paese, al presidente della comunità montana, e anche al presidente della circoscrizione, raggiungerebbe il doppio obiettivo di rendere meno faticoso l'ingresso nella comunità e soprattutto dare ai colleghi che hanno avuto meno fortuna in carriera quel giusto ristoro di tanto sacrificio.
In effetti i parlamentari, con o senza lavoro, godono di un vitalizio, della pensioncina che poi diventa anche robusta, e persino di una buonuscita – quando dovessero dismettere la funzione – per reinventarsi una lavoro. La buonuscita si chima infatti "indennità di reinserimento". Clemente Mastella, per esempio, quando ha chiuso con la Camera dei deputati ha ottenuto un bonus di alcune decine di migliaia di euro per poter affrontare dignitosamente un nuovo inizio. Poi, vero, ha cambiato idea e l'anno di disoccupazione e il bonus conseguito sono serviti nella preparazione dell'unico lavoro a lui congeniale: la politica. Si è candidato e ha ottenuto un seggio all'europarlamento. Armando Cossutta oggi è uno dei tanti felici e ricchi pensionati. Ma i sindaci? E i piccoli assessori rimasti per la vita intera in un assessorato? Chi ci pensa?
Ecco, oggi sappiamo chi. Dunque, anche i politici delle categorie minori, altrimenti senza alcun altra arte, hanno diritto alla pensioncina. Contribuendo così a dare un senso previdenziale alla teoria dalemiana della superiorità dei professionisti della politica, ancorché ai rami bassi della carriera. La proposta ha fatto breccia anche nel cuore del Popolo della libertà. "Se ne può discutere", ha risposto ai colleghi l'onorevole Pelino. "Però capiamo bene come andare avanti". La Gnecchi, soddisfatta: "Garantisco un atteggiamento costruttivo del Pd". Il presidente della commissione, Silvano Moffa, ha ceduto il passo alla ragioneria generale dello Stato: "Bisogna conoscere il costo della misura". I ragionieri hanno fatto i conti, circa quaranta milioni di euro e, sommessamente, hanno avanzato un'obiezione: "forse è un privilegio".
Obiezione accantonata e percorso quasi ultimato. "Cose da non credere" ha esclamato Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei Valori, "è l'ultima follia della Casta".